EPIGRAFE

Su CORAZZA CAPESTRANO DESCRIZIONE SPADA EPIGRAFE REPERTI RITROVAMENTO

 

Mistero

 

 

 

Nelle sale del Museo Archeologico Nazionale sito nella città di Chieti, dove il Guerriero di Capestrano prosegue la sua ultramillenaria storia, si avvertono una suggestione indicibile, una sottile sensazione di mistero e un ancestrale richiamo.

 

 

Sfinge sei di forza ingentilita, o Cappello ad ombrello! senza " ddubbòtte " senza " scupine " , ma ebbro di sangue d'uva, " o forte ! o fiero ! forti e gentili ", noi, ti salutiamo padre.

 

 

Una misteriosa ed indecifrata iscrizione appassiona e divide gli studiosi.

 

 

Lungo la fascia frontale del plinto di destra è impressa una incisione epigrafica che è stata lungamente esaminata, studiata e dibattuta da esperti archeologi ed in special modo da linguisti. E’ da oltre un cinquantennio che si cerca di far luce sull’epigrafe della statua di Capestrano, ma con scarsi risultati perchè tanti sono i problemi ad essa relativi:


- quale alfabeto è stato usato?
- in quale lingua è stata scritta?
- quali il senso e i riferimenti storici?

 

Per quanto riguarda l’alfabeto c’è chi lo riferisce a quello usato dalle popolazioni sabelliche, chi a quello degli Etruschi, chi avanza altre ipotesi. Ad una definizione certa nessuno è ancora pervenuto. Ugualmente irrisolto il tentativo di risalire alla derivazione della lin­gua o dialetto.Il mistero dell’epigrafe è destinato a durare ancora per molto tempo.

 

 

MISTERO !

 

Ad oltre 60 anni dal ritrovamento il Guerriero di Capestrano resta, nel suo incomparabile splendore, indecifrato insondabile misterioso e persino bef­fardo dietro la sua enigmatica masche­ra. Nel corso degli anni quasi tutti gli studiosi di archeologia si sono cimentati nell’impresa, in verità ardua, di decifrarne origini, simbologie e collocazione nel clima e nel contesto storico della Civiltà italica. Una vastissima letteratura è stata scritta e numerosi studi anche di alto rigore scientifico sono stati compiuti. Molte ipotesi sono state formulate, quasi mai coincidenti e spesso tra loro in antitesi, ed altre ancora vengono riproposte anche alla luce dei nuovi ritrovamenti archeologici che hanno riguardato una più vasta area comprendente, oltre l’Abruzzo, la Sabina e il Piceno storico. Ma pur se così incerti e divisi, tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che il Guerriero rappresenta: “ la più importante fra le sculture con una monumen­talità ignota ad altre creazioni del mondo italico ” (Bianchi - Bandinelli - Giuliano); “ un documento fondamentale per un qualsiasi serio tentativo di ricostruzione critica della Civiltà dei popoli italici tra il IV e il V secolo a.C. (Marinangeli); “ caposaldo di interesse senza confronti per la storia dell’Arte e della Civiltà italica, cimelio che illumina di luce propria un periodo ditale Civiltà ” (Moretti); “ massima espressione del linguaggio figurativo che caratte­rizza la Civiltà Picena ” (Cianfarani).

 

Ma questo dibattito si svolge tra gli studiosi e gli appassionati di archeologia, nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Chieti, dove il Guerriero di Capestrano prosegue la sua ultra millenaRIa storia, si avvertono una suggestione indicibile, una sottile sensazione di mistero e un ancestrale richiamo.

 

 

REPERTI COEVI DELLA STATUA

 

 

LA STELE DI GUARDIAGRELE ( CH )

IL FRAMMENTO DI STELE DA RAPINO ( CH )

 

Dopo il ritrovamento del Guerriero di Capestrano vennero alla luce altri reperti: la testa Leopardi, da Loreto Aprutino (Pescara), la stele di Guardiagrele, il torso di Atessa, da Monte Marcone di Atessa (Chieti), “le gambe del diavolo” da Collelongo (L’Aquila) e il frammento di stele da Rapino (Chieti), databili agli inizi del VI sec. a.C., artisticamente meno importanti della grande statua, ma di sicuro interesse archeologico per una indagine storica alla ricerca delle radici della civiltà medioadriatica

 

 

LA TESTA LEOPARDI  LORETO APRUTINO (PE)

 

IL TORSO DI ATESSA

LE GAMBE DEL DIAVOLO, COLLELONGO ( AQ )

 

 

Il VI secolo a.C. fu un periodo di grande evoluzione sociale, culturale ed artistica; fermenti di grandi cambiamenti si ebbero nel mondo abruzzese e in tutto il mediterraneo, Italia compresa, che diedero inizio ad una fiorente epoca che mai l’umanità aveva conosciuto. La grande statua e la statua muliebre sono la conferma di questo sviluppo culturale, che l’ignoto artista con grande capacità espressiva è riuscito a tramandarci.